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Immagine del redattoreSusanna Ribeca

GIAPPONE TERRA DI MOSTRI : Oggetti

KAMEOSA


Chissà se la mania tutta giapponese di eliminare ciò che non serve più in casa e di tenere in ordine derivi dalla credenza passata che un oggetto molto vecchio, addirittura dopo un secolo di esistenza, possa trasformarsi in una creatura mostruosa, sviluppando un’anima ed una coscienza!

È il caso, per esempio, dei vasi decrepiti: sulla loro superficie iniziavano ad apparire naso ed occhi e da quel momento diventavano dei Kameosa (che significa “padrone del vaso”).

Quindi, fate attenzione: se siete ospiti in una casa giapponese e di notte vi sembra che una presenza inquietante si aggiri per le stanze, potrebbe proprio essere quel recipiente in terracotta che sta in un angolo da chissà quanto tempo, oppure il vaso di coccio dimenticato in un armadio, e che si anima con le tenebre. Sì, perché poi di giorno queste suppellettili tornano ad essere innocue e senza vita.




KASABAKE

Se qualcuno spera di salvarsi rompendo i vecchi vasi di casa, deve sapere che anche gli ombrelli potrebbero mutarsi in mostri. Nel passato, il kasabake (spettro ombrello) si aggirava nella notte ridendo con la lingua di fuori in una perenne boccaccia, con una gamba ed un occhio solo. In alcuni disegni, il kasabake ha due occhi ed anche i capelli. Tutto sommato, è una creatura simpatica, difficile che faccia del male.


BAKEFURUGETA

Quando è notte, tutte le vecchie cose possono trasformarsi, come ci insegna la storia accaduta agli abitanti del paesino di Samukazesawa, nella regione di Miyagi.

Da alcuni giorni si sentiva qualcuno andare in giro nel buio lamentandosi di avere il naso rotto. Alcuni giovani decisero di appostarsi, udirono il lamento ma non videro nessuno; anche seguendo il suono, non trovarono nulla, finché un ragazzo non si avvicinò ad un cespuglio e sentì chiaramente un chiacchiericcio di voci non umane, e poi canti e balli.

«Vecchio tamburo, vecchio mantello, poi vecchio sandalo, cesto e cappello! Fate rumore, oh, quant’è bello!»

Il ragazzo si spaventò e corse a casa. Il giorno dopo, con i suoi amici, andò a curiosare dentro al cespuglio, trovandoci un cappello logoro, un mantello consumato, un tamburo usurato, un cesto per le vivande sfondato ed un solo geta (i geta sono i tradizionali sandali in legno, montati su due sezioni orizzontali di altezza variabile e muniti di una stringa infradito) con il cinturino, o stringa, rotto.

Immediatamente tutti capirono a cosa poteva riferirsi il misterioso piagnucolio relativo al naso rotto: “cinturino” del geta e “naso” si scrivono con lo stesso kanji! Quindi era possibile che il sandalo prendesse vita e, insieme agli altri “compari”, se ne andasse in giro deplorando la sua condizione. Nel dubbio, i giovanotti accesero un bel fuoco e bruciarono quelle anticaglie. Da allora nessun bakefurugeta (spettro del vecchio sandalo) turbò più la tranquillità del villaggio.


Oramai nelle case si trovano solo oggetti elettrici e di plastica, mentre un tempo molti di loro erano fatti di legno; e poiché i giapponesi credevano che il legno fosse un materiale vivo, ecco forse spiegato il motivo per cui si pensava che le suppellettili vecchie acquisissero una vita propria.


Al prossimo mostro!


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(Scritto da Susanna Ribeca, scrittrice)

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